Se si sospetta di un’appendicite acuta si possono eseguire esami del sangue capaci di evidenziare un aumento del numero dei globuli bianchi, in particolare dei neutrofili, e di particolari sostanze che rappresentano un indice del processo infiammatorio in corso: nella maggioranza dei casi tali alterazioni sono modeste.
In alcuni casi può essere utile un’ecografia dell’addome o una radiografia. In caso di appendicite infiammata, questa va asportata con un intervento chirurgico, l’appendicectomia (di solito questa non richiede più di 3-4 giorni di degenza in ospedale). Nei casi di perforazione dell’appendice e di peritonite, il decorso post operatorio è più lungo e può essere reso più difficile da eventuali complicazioni a breve termine (come la formazione di pus nella ferita chirurgica) e a lungo termine (occlusione intestinale per la formazione di aderenze, cicatrici esuberanti che determinano una torsione o strozzatura dell’intestino a distanza di mesi o anni dall’intervento).
L’alternativa alla medicina classica come sempre è rappresentata dalle terapie omeopatiche e fitogemmoterapiche.
Omeopatia
Iris Tenax 5 ch è utile in caso di appendicite non acuta, con dolori nella regione ileocecale, ossia in prossimità dell’inguine destro e nella zona dello stomaco; pyrogenium 5 ch, svolge un’azione antibatterica
Fitogemmoterapia
Non esistono rimedi per l’appendicite acuta. In casi di appendicite non acuta è utile mantenere l’intestino pulito. A tale scopo sarà efficace la somministrazione delle piante che aumentano il flusso della bile: tarassaco, chelidonio e rosmarino.